di FABRIZIO BOCCAIl calcio – o forse chi lo racconta – è abituato a vivere di idee assolute e definitive, nonostante sia il regno dell'instabilità e del provvisorio. Forse perché certi termini si vendono meglio, di altri molto più prudenti, incerti ed equilibrati. Voglio dire che un "il migliore di tutti i tempi" colpisce molto di più di un semplice e più prudente appunto "il migliore". Nel calcio non esistono campioni eterni, non esistono – secondo me – squadre imbattibili, proprio perché una squadra è un meccanismo molto delicato: è un concetto facilmente intuibile ma purtroppo volutamente nascosto e trascurato. Altrimenti non si spiegherebbe perché il Barcellona non sia in questo momento in testa anche al campionato spagnolo, e addirittura si parli di crisi (nella Liga): sabato infatti ha perso con l'Osasuna e qualche settimana fa le era capitato di perdere col Getafe, o di non riuscire a far gol (cosa abbastanza eccezionale) al Siviglia o al Villarreal. Perdere col Getafe non è come l'Inter perdere col Novara, ma considerato che quella è la squadra campione d'Europa e del mondo quasi. Il termine crisi in ogni caso è un altro di quelli usati con enorme leggerezza. In Italia tre sconfitte consecutive fanno normalmente crisi. Il Barcellona di Guardiola in Spagna è secondo ben staccato dal Real Madrid di Mourinho, Cristiano Ronaldo ha scavalcato Messi in testa alla classifica dei cannonieri: la Liga è (potrebbe essere) compromessa. Non c'è niente di sorprendente secondo me, è normale che accada. Anche perché io ho un'idea del calcio in movimento, e non ferma, fotografata cioè solo in determinati momenti e poi presi a eterno riferimento. Per spiegare: Messi è il numero 1 al mondo, ma non è il numero 1 al mondo 365 giorni l'anno: gli è capitato di fare anche brutte partite in questi anni. Capitava a volte anche a Maradona col Napoli, essendo il faro della squadra, quando era in uno dei suoi momenti di black out dovuti ai più svariati motivi (…), la squadra comunque continuava a considerarlo il leader e a giocare per lui. Anche se lui in quel momento era come se non ci fosse. Detto questo il Napoli ha vinto solo con lui, dunque è stato storicamente grandissimo.Se Messi lo cogli in uno dei rarissimi momenti-no puoi superarlo e sovrastarlo. Capitò anche all'Inter del Triplete ad esempio: tutti ricordano la famosa partita di ritorno in cui l'Inter in inferiorità si difese allo stremo per fermare un Barcellona scatenatissimo e deciso alla Remuntada. Ma il pastrocchio il Barcellona l'aveva combinato all'andata. Dove appunto Messi non combinò nulla. L'Inter cioè approfittò del momento e capitalizzò al massimo la breve incertezza di una squadra e di un calciatore eccezionale. E' il calcio a essere fatto così.
Ogni grande squadra ha il suo tallone d'Achille, quello del Barcellona è probabilmente il dipendere troppo da Messi, campione talmente formidabile da influire in altissima percentuale sul rendimento dell'intera squadra. Il suo calcio è incantevole ma non sempre, a volte capita che possa essere noioso perché parte dall'idea del possesso palla. E non sempre riesci a trasformare il possesso palla in velocità, verticalizzazioni e dunque occasioni da gol. Anche il Real Madrid ha grandi campioni, raggruppati insieme con una filosofia del tutto diversa e addirittura opposta a quella del Barcellona, ma sempre di grandi giocatori si parla. L'aver sofferto indubbiamente il confronto col Barcellona, ha prodotto degli sconquassi enormi, addirittura fatto impazzire alcuni: pensiamo al caso Pepe, al probabile addio a fine stagione di Mourinho (che aspetta l'arbitro in garage) dato per sicuro fino a qualche settimana fa. Eppure alla distanza, escludendo cioè quello diretto, il Real tiene benissimo il confronto, tanto da avere ormai dieci punti di vantaggio in classifica. Non è secondo me una sorpresa, né questo sminuisce la grandiosità del Barcellona. Che come tutte le squadre di questo mondo dipende dallo stato dei suoi giocatori, se Messi non è al top, se magari mancano Xavi e Iniesta non è più una squadra eccezionale, ma un po' più normale. Il Leverkusen che lo affronterà adesso agli ottavi di finale di Champions punterà tutto su questo, sul suo momento di debolezza: è una squadra che nella Bundesliga è più o meno all'altezza dell'Osasuna in Primera Liga. Basterebbe eliminare dal vocabolario del calcio il termine "imbattibilità". Assolutamente inconcepibile non solo nel calcio, ma in genere per chi fa sport: altrimenti che si gioca a fare?Fonte notizia: Repubblica